
C’era una volta il Paese di C., che una notte di Primavera venne scosso da un terremoto molto, molto forte.
Sono giorni che mi chiedo cosa dire
se sia giusto dire qualcosa
su questo terremoto
di cui tutti hanno parlato
su cui tanti, troppi, hanno sparlato
speculato.
Cosa posso aggiungere che non sia pleonastico
retorico
minuscolo di fronte alla morte
alla sofferenza di chi rimane
in piedi
di fronte alla sua vita
crollata.
Racconterò una storia
mi sono detta
– inventata ?
C’era una volta il Paese di C.
che una notte di Primavera venne scosso
da un terremoto molto, molto forte.
Qualche casa crollò
nessuno morì
nel Paese di C.
ma tutto intorno la terra tremò
all’Aquila, a Onna
nei castelli di sabbia
di morti se ne contarono
più che quanto
raccontare si può.
Rimase così il Paese di C.
con le case spostate
ad aspettare
a domandare
a chi di dovere
i soldi
per ricostruire
ristrutturare
e tutti insieme nel Paese di C.
i lavoratori
i ristoratori
i paesani
stavano ad aspettare
la classifica magnifica per definire
chi
per primo
potesse ricominciare
a campare.
C’era a lavorare agli uffici del Paese di C.
chi della giustizia e della morale non aveva mai sentito parlare
e un timbro qui un timbro lì
una stretta di mano qui un soldino lì
nella classifica magnifica faceva spiccare
palazzi crollati da prima
che la terra si mettesse a tremare.
Protestarono i Paesani di C.
venne sospeso l’immorale
si cominciò subito ad indagare
e mentre si indagava
l’immorale casa tra le palme oltreoceano si comprava
e dai e dai che il tempo passava
l’immorale al suo posto
impunito tornava.
La terra trema ancora nel Paese di C.
Amatrice esplode a poche curve da qui
e l’immorale
impunito
è ancora lì
col suo timbro in mano
e una casa in più
molto
molto
lontano
da C.